“Ricordo con commozione la sua singolare capacità artistica di musicista e compositore, le sue qualità umane, la passione religiosa con cui volle musicare alcune delle mie preghiere”.
Così l’Arcivescovo Bruno Forte scriveva di Filippo Veniero. Queste poche parole ben racchiudono l’unicità del Maestro: uomo dal cuore enorme, marito devoto e fedele, padre esemplare, fervente cattolico, ma soprattutto, musicista e compositore sublime. Aveva un dono speciale, quello di riuscire a comunicare con tutti: rispettato e amato da grandi e piccoli, è divenuto nel tempo un punto di riferimento importante non solo musicalmente, ma anche umanamente; è stato un grande maestro di vita per più di una generazione di giovani capresi, anacapresi e napoletani che lo hanno ascoltato e seguito, affascinati dalla sua immensa cultura. Amante dei classici letterari e dell’arte in tutte le sue forme, del pensiero e della filosofia greca e latina, rifletteva nella vita quotidiana una saggezza mai scontata e sempre riflessiva, interpretando spontaneamente il ruolo di educatore a tutto tondo nei confronti di coloro che gli si rivolgevano. Insegnava ed incitava i propri allievi, e le tre figlie in primis, ad essere sempre liberi mentalmente di fare le proprie scelte di vita: la sua è stata la musica.
Filippo nacque a Capri nel 1926, da Giovanni e Raffaella, genitori tanto amati e rispettati; Pasquale, Lucia, Maria ed Anna i suoi fratelli. Importanti per l’avvio agli studi musicali furono la zia paterna Laura e il M° Salvo D’Esposito, autore della celebre canzone napoletana “Anema e core”, il primo che “mise le mani” sul pianoforte al piccolo Filippo all’età di 10 anni e che l’accompagnò poi per buona parte dei suoi studi al Conservatorio. Lo stesso D’Esposito riconobbe Filippo come suo unico “figlioccio”. Seguendo le impronte materne, ha subito frequentato la Chiesa, specialmente quella di Anacapri, che il giovane Filippo amava molto. “Non passava una domenica senza andare a Messa!”, ricorderà sua moglie Maria. E in effetti, fin da piccolo, si è trovato a suonare in Chiesa, ad accompagnare cori durante le celebrazioni liturgiche e si è avvicinato ad uno strumento tanto affascinante quanto complesso: l’organo. La predisposizione nell’accompagnamento l’ha portato a collaborare durante la sua carriera con numerosissimi cori e solisti.
La guerra, l’occupazione alleata e i primi anni del dopoguerra furono esperienze vissute molto intensamente a Capri, con le truppe americane presenti sull’isola per lungo tempo. Filippo restò particolarmente attratto dalla musica jazz e dallo swing d’oltreoceano e cominciò così a suonare per il divertimento degli americani a “La Lanterna Verde”, locale che ha rappresentato un pezzo di storia della musica caprese e che tanto ha contribuito ad alimentare la sua verve artistica. Seguì nel 1954 l’incontro con Maria, compagna di una vita, figlia di Vittorio Margiotti, e la nascita di tre bambine, Anna Maria, Patrizia e Raffaella, le bambine più amate al mondo, al quale il padre trasmetteva amore e senso del dovere: “Dovete sempre guardare l’occhio dell’uccello”, usava dire prima alle figlie e poi ai nipoti, intendendo trasmettere l’importanza dell’impegno e del lavoro quotidiano per raggiungere qualsiasi auspicabile meta della vita. Il successivo trasferimento a Napoli (1965) fu fortemente voluto da Filippo e Maria proprio per dare maggiore possibilità di studio alle figlie. Sia sull’Isola che successivamente a Napoli, iniziò a seguire molti giovani musicisti nei loro studi, alcuni dei quali rimasti fedelissimi al Maestro per tutta la vita; alcuni dei suoi più illustri allievi tuttora ricoprono ruoli di prestigio in istituzioni quali il Teatro San Carlo di Napoli, l’Accademia di Santa Cecilia di Roma, il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli e il Pontificio Istituto di Musica Sacra di Roma. Già a partire dagli anni ’50 e poi più stabilmente dopo il trasferimento a Napoli, ebbe la possibilità di incontrare importanti e famosi soprani e tenori, tra cui Cesare Valletti, e Maestri, come il violinista Angelo Gaudino.
Furono questi periodi fervidi di composizioni liriche, sinfoniche e moderne. Incontrò e strinse una forte amicizia con Monsignor Bruno Forte, attualmente Arcivescovo di Chieti-Vasto, e con Monsignore Filippo Strofaldi, Vescovo di Ischia fino al 2013. Seguì a questi incontri un’importante produzione di musica sacra. Su testi dello stesso Bruno Forte compose l’oratorio “Dominus Humanissimus”, eseguito più volte negli anni e di cui resta la memorabile esecuzione presso il convento di S. Maria La Nova (1996). Due le Messe: la prima, “Christus vincit”, fu dedicata alla moglie Maria e la seconda, “Jubilate Deo”, fu scritta in piena maturità artistica. Nel 1990, inoltre, in occasione della visita a Napoli di Sua Santità Giovanni Paolo II, compose l’inno “Tu es Petrus”, le cui note e i cui canti risuonarono per le vie centrali della città durante il passaggio del Sommo Pontefice. Lo stesso inno fu successivamente eseguito per la visita pastorale a Napoli del Sommo Pontefice Papa Francesco, avvenuta il 21 marzo 2015: per l’occasione fu allestito un coro di oltre 1000 elementi in piazza del Plebiscito, magistralmente diretto da uno dei più illustri allievi del M° Veniero, il M° Monsignor Vincenzo De Gregorio.
In quella stessa giornata, lo spartito originale scritto dal Maestro fu donato dalle figlie e dalla moglie al Sommo Pontefice. Tra le altre numerose composizioni di musica sacra si ricordano “In Dio s’acquieta” e “I fiori son recisi”. Numerosissime le composizioni non sacre, che hanno vantato negli anni celebri collaborazioni. La Suite Lirica, per pianoforte e violino, comprende i brani “Allegro”, “Romanza”, “Ninna nanna” e “Tarantella”: è tra le opere più intime, apprezzate e riprodotte del Maestro. “Notturno”, “Fantasia”, “Improvviso romantico” e “Rondò fantasia” sono poesie musicate, con testi propri dell’autore e di alcuni allievi. Tra le opere più riuscite vi è anche “Capritide”, titolata dall’autore come “favola sinfonica”, ambientata in tempi molto remoti a Capri, a Matermània, la zona est dell’isola in cui sono visibili ancora oggi i resti della grotta in cui potrebbe essere stata contenuta un’ara sacrificale dedicata al dio Mitra. Molte anche le canzoni napoletane composte dal Maestro: per bellezza e per un legame forte con Capri spicca “Dimmèllo”.
Diverse anche le composizioni dedicate alla famiglia. Per il matrimonio della prima figlia Anna Maria ha composto una “Ave Maria” e in occasione del matrimonio della figlia Raffaella “Quid retribuam Domino”; per la figlia Patrizia ha composto “Valse reverie”, un pezzo intenso che ben si fonde con la personalità della secondogenita. Tre i brani scherzosi per gli altrettanti nipotini: la “Tarantellina” per Elena, “Il canto del cuculo” per Mariavittoria e “Saltellando” per Gerardo. Per la moglie Maria un regalo diverso: semplicemente uno dei pezzi più emozionanti che abbia mai composto, mai trascritto su carta e al quale mai è stato dato un nome, dedicatole spesso come “bis” alla fine di un concerto, una composizione intima e romantica, con un tema capace di svilupparsi nel corso degli anni sempre con diverse sfumature, ma sempre ricco e vivo, così come l’amore che li ha tenuti insieme per la vita.